15/08/2020
1222° GAZZETTA PARMA su Raffaele Manica

Davide Barilli - Domande secche, risposte dirette. A scrittori, critici, saggisti, giornalisti di fama e di talento. La rubrica riguarda i libri del cuore, da ricordare, da toccare, da annusare, da spostare. Pagine che ti hanno segnato dentro, fin da ragazzo, oppure occasioni mancate: libri come emozioni in cui specchiare la propria vita.

Quale libro stai leggendo in questo momento? Un saggio di Claudio Giunta su Tommaso Labranca, una figura di scrittore e intellettuale che - al tempo stesso - mi attrae e respinge: s’intitola «Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca» (Il Mulino).

C’è un libro che ti ha cambiato la vita o ha cambiato il tuo modo di pensare? «Il castello» di Kafka: la più alta parabola teologica scritta e immaginata da quel grande letterato "rabbinico" che in fondo fu Franz Kafka.

Il libro che avresti voluto scrivere? «Bouvard et Pécuchet» di Flaubert.

Il libro che ha più influenzato la tua scrittura? «Le anime morte» di Gogol.

Il libro che reputi sottovalutato? Un piccolo libro, molto dotto e stravagante come il personaggio a cui è dedicato: s’intitola «Praz» e l’ha scritto Raffaele Manica per le edizioni Italo Svevo. A questo ne aggiungerei un altro, altrettanto dotto e poetico: «Deleuze o dell’essere chiunque chiunque» di Vincenzo Ostuni uscito di recente per le edizioni TIC di Roma.

L’ultimo libro che ti ha fatto piangere? «Sogni e favole» di Emanuele Trevi (Ponte alle Grazie, 2019) per il capitolo "Storia di una malattia" dedicato ad Amelia Rosselli, di cui fui amico. E poi «Belinda e il mostro. Vita segreta di Cristina Campo» di Cristina De Stefano (Adelphi, 2002): terribili gli ultimi anni di quella donna ultra raffinata e ultra snob, la quale, tanto per dire, in una lettera a Leone Traverso così si esprimeva a proposito di un concorso letterario (era il Premio Teramo) a cui aveva partecipato con un suo racconto: "Ero molto felice, finora, di aver salvato le mie scarpette dal fango di quell’irrimediabile demi-monde: l’ambiente dei premi letterari".

L’ultimo libro che ti ha fatto ridere? Il «Diario particolare» di Paul Léautaud nelle edizioni ES di Milano.

Il libro che non sei riuscito a finire? Quasi tutti i romanzi ultimamente premiati allo Strega.

Il libro che ammetti di non avere letto? «L’uomo senza qualità» di Musil: ho tentato per due volte, poi mi sono arreso.

Cosa leggevi da bambino? Mai letto libri per bambini, in casa mia (una casa di contadini) erano cose superflue. Bastava e avanzava il Sussidiario e il libro di aritmetica! Ho solo un vago ricordo di Zanna bianca» che la maestra ci leggeva al sabato, nell'ultima ora di lezione. In pratica mi è mancata tutta la cosiddetta "letteratura per l’infanzia" o quella di formazione. Sono passato subito, a 13 anni, a ficcare il naso nei libri per adulti. Il primo, mi ricordo e commuovo ancora al pensiero, furono i «Canti» di Giacomo Leopardi nell’edizione Einaudi comprato nella libreria Pilotto di Feltre: si vede che era destino così…

Sei un lettore capace di leggere più libri contemporaneamente? Preferisco leggere (e rileggere) un libro alla volta. E se mi piace, riprenderlo in mano anche anni dopo. Credo che non conti affatto la quantità, bensì la qualità di ciò che si legge. Diffido istintivamente dei lettori onnivori e compulsivi, a meno che non si chiamino Giorgio Manganelli! In proposito si veda «Concupiscenza libraria», la raccolta di recensioni e letture del grande Manga appena uscita da Adelphi a cura di Salvatore Silvano Nigro, l’attuale suo unico interprete speculare. Essendo la lettura un attività altamente solitaria (la più solitaria di tutte) diffido in particolare dei cosiddetti "Gruppi di Lettura", mi mettono tristezza, assomigliano ai gruppi degli Alcolisti Anonimi…

Leggi le novità proposte dal mercato o preferisci rileggere? In genere preferisco rileggere, ma presto altresì attenzione alle opere di alcuni amici di cui mi fido e stimo. Per esempio a «Tutti i racconti» di Malerba curati da Gino Ruozzi appena uscito da Mondadori. Oppure a certe segnalazioni di novità che, di tanto in tanto, mi giungono dalla Editoria Indipendente, vedi l’ultima opera di Nico Naldini per l’editore Ronzani di Vicenza (titolo: «Quando il tempo s’ingorga. Racconti biografici e autobiografici»), oppure, quella strana e lancinante e crudele "opera aperta" intitolata «Di perle e cicatrici» di Pedro Lemebel recentemente data alle stampe da una coraggiosa editrice italo/cilena (Edicola ediciones).

Come suddividi i libri? Domanda con due risposte: quelli che tieni sul comodino e quelli scaffalati in libreria Non li suddivido affatto, in quanto dei tanti libri che ricevo ne butto via più di tre quarti (in genere li regalo alle biblioteche oppure, quando neanche le biblioteche pubbliche li vogliono, li do alla Caritas…). Quei pochi che restano dopo tale setaccio, me li porto dietro in ogni stanza, anche in bagno…

Oggi, nell’era digitale, ti sei arreso all’idea che in una lastra di computer ci può stare una biblioteca? Non, non mi sono affatto arreso. E mai mi arrenderò!

Qualcuno ha detto che la libreria per un (critico, un poeta, un giornalista, uno studioso, un narratore) è come la scatola degli attrezzi per lo stagnaro, ti rivedi in questa immagine? Sì, alla perfezione.

Quale dei tuoi libri pensi o vorresti rimanesse fra cento anni? «Costellazioni del crepuscolo»

 

Francesco Permunian è nato in Polesine (Veneto) nel 1951 e vive da quarant’anni sul lago di Garda. Ha scritto e pubblicato racconti, romanzi, poesie ed ha collaborato sia con maestri della fotografia (Giacomelli e Dondero) che con grandi interpreti della scena teatrale italiana quali Roberto Herlitzka, Maria Paiato e Luigi Mezzanotte. Fra i suoi ultimi libri, «Costellazioni del crepuscolo» (Il Saggiatore, 2017) e, «Sillabario dell’amor crudele» (Chiarelettere, 2019). Presto uscirà «Piccola antologia della peste», una raccolta di racconti sulla peste del coronavirus scritti da una trentina di autori italiani e da lui curata per le edizioni Ronzani di Vicenza con le illustrazioni di Roberto Abbiati.

Nel gennaio 2021- per l’editrice Italo Svevo di Alberto Gaffi - uscirà il romanzo breve «JOVANOTTI IN BICICLETTA - Il rapido lembo del ridicolo», con un saggio di Giulio Ferroni in postfazione.



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