08/01/2014
534° VOCE DI ROMAGNA su Flavio Santi

Davide Brullo - Quando ero piccolo, lui era già un supereroe. La prima volta mi pare d’averlo incontrato intorno all’anno Duemila, sul ciglio del millennio, e tutti mi dicevano lui è Lui, il fenomeno della letteratura italiana. Mentre noi poveracci andavamo in giro con qualche straccio lirico nello zaino, lui aveva già pubblicato un romanzo piuttosto applaudito (Diario di bordo della rosa, peQuod, 1999) e una raccolta di poesie assai elogiata (Rimis te sachete, Marsilio, 2001). Mi pare che allora, quando lo ascoltai la prima volta, Flavio Santi (nella foto) parlò di Philip K. Dick e Pasolini, citava Blade Runner e una flotta di supereroi galattici. Flavio Santi ha partecipato all’edizione zero di "ParcoPoesia", nel 2002, a Riccione, e da allora, supereroicamente, ha scritto di tutto, dal romanzo postgotico (L’eterna notte dei Bosconero, Rizzoli, 2006) a quello sociologico e sociopatico (Aspetta primavera, Lucky, Socrates, 2011, incredibilmente candidato al Premio Strega) al sontuoso libro lirico (Mappe del genere umano, Libri Scheiwiller, 2012, con bollino di qualità di Emanuele Trevi), e tradotto moltissimo (nei libri Adelphi su 007 e nei vari Wilbur Smith c’è la sua marcia linguistica). Da sempre a sinistra di tutto (nel Pd parteggiava per Ignazio tvlarinm, ferocemente deluso da tutto, cordiale e cinico (una volta gli ho chiesto se la descrizione dell’ano di una sua studentessa, a forma di tortellino, compiuta in un suo romanzo corrispondesse a verità e lui fece dietrofront con un no comment), l’eroico Flavio ha firmato, per l’editore Gaffi di Roma (www.gaffi. it) una serissima "Storia non convenzionale dei supereroi", intitolata Aspettando Superman (pp.256, euro 15). Un bell’inizio di 2014. Così ho rotto le scatole all’amico.

Dunque, un eroe ci salverà? Tema, come si dice, di "scottante attualità": la politica ha bisogna di un eroe (di un tiranno?). Ma chi sarà costui?

«Ognuno di noi può essere un eroe (non super, ma va bene lo stesso): pagando le tasse, rispettando gli altri, inquinando di meno, usando al meglio la propria testa. Sono per un eroismo della porta accanto, della collettività. Non credo nei leader soli al comando».

D’altronde, da sempre è la via più facile arriva un Superman, dà lo stipendio a tutti e tutti sono felici. La libertà vien dopo la busta paga.

«In Superman, infatti, c`è anche un germe di "fascismo": lui non è per insegnare l’autonomia, vuole che gli altri dipendano da lui. Sempre. Nel libro lo metto a confronto visivamente con Mussolini: ebbene, sono identici! Petto in fuori, mani sui fianchi, braccia piegate, mascellone volitivo».

Libro assai succulento il tuo: dall’antichità, dal Medioevo ai Comics che spopolano al cinema, abbiamo necessità di supereroi. A quale tesi giungi?

«Proseguo gli studi (quelli davvero super!) di Umberto Eco sul supereroe, e scopro che è un insieme pazzesco di contraddizioni, ed è un condensato di tutta la nostra storia occidentale, nel bene come nel male».

Anche Gesù è sbandierato come un superuomo qualsiasi, giusto?

«Gesù è una delle chiavi di volta. Pone il problema dell’immortalità. Prima di lui i supereroi del mondo classico, come Ulisse, di solito morivano. Dopo Gesù cambia tutto».

Esito: più che aspettare Superman o tramutarci in superuomini, non è bene fare sterminio del superomismo? E i romantici "antieroi" come li leggi?

«Sono sempre stato contro il superomismo - l’uomo solo al comando è pura follia. Lo studio dei supereroi ha rafforzato la mia convinzione. Eppure i nostri sono tempi di uomini soli al comando... Invece l’antieroe è molto più simpatico. Perché è più simile a noi "normodotati"».

Tra il borghese Capitan America con la faccia da bravo ragazzo, un tenebroso Batman con crisi di violenza e uno Zeno chi scegli?

«In medio stat virtus. Una sintesi dei tre: un Capitan Zeno Batman. Lealtà, forza e un pizzico di umana debolezza: cosa chiedere di più?».



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