02/03/2013
464° FATTO su Franco Cordelli

Nanni Delbecchi - Quanti libri ha pubblicato Franco Cordelli nei suoi primi settant`anni, quelli che ha appena compiuto? Fare il conto non è facile e una classificazione tradizionale sarebbe addirittura proibitiva, perché il primo a essere inclassificabile, ostinatamente anticlassico, è proprio il loro autore, narratore ma anche critico, poeta, performer che ha praticato e contaminato ogni genere secondo il principio dell’accumulo e di una voracità onnivora. Per Cordelli il numero perfetto non è il due e tantomeno il tre, numeri della sintesi, "ma il numero quattro, il numero della ripetibilità infinita". Ben prima che la distinzione tra fiction e nonfiction, nella letteratura del Novecento, si rivelasse illusoria (a differenza di quella, sempre più attuale, tra buona e cattiva letteratura), Cordelli aveva già innescato un suo personale corto circuito diventando uno dei pochi maestri, ancorché involontario, delle generazioni successive.

Se pochi scrittori italiani hanno un segno così inconfondibile, d’altra parte nessuno è stato così bravo a far perdere le proprie tracce. Per festeggiare il settantesimo compleanno sono usciti due titoli che sono altrettante pistole fumanti. Due raccolte di scritti critici, Partenze eroiche (Gaffi) e Declino del teatro di regia (Doppiozero). Due Cordelli uguali e opposti, che ci guardano attraverso due decenni anch’essi allo specchio.

Declino del teatro di regia racconta l’inarrestabile tramonto negli ultimi dieci anni dell`ultimo re del palcoscenico, il regista-autore, cui fa eco il non meno evidente declino di un viceré, il critico teatrale. Cordelli, con i pezzi per il Corriere della Sera che compongono l`eBook, è uno dei rari esemplari superstiti; e d`altra parte la sparizione della critica come genere giornalistico, se non letterario, è un processo sotto gli occhi di tutti. Partenze eroiche raccoglie invece gli interventi pubblicati negli anni Settanta; anni obiettivamente più eroici, in cui si poteva credere se non nella lotta almeno nella sconfitta, se non nella letteratura perlomeno nella sua crisi, e in particolare ci si interrogava sul futuro del Romanzo non tanto come forma ma come impostura, "tentativo di organizzare il caos", come balena bianca a cui Achab Cordelli non ha mai smesso di dare la caccia, del tutto immemore del famoso avvertimento di Norman Mailer ("Il romanzo verrà al nostro funerale"). Lo provano gli omaggi a un maestro del suicidio assistito come Henry James, a un totem del modernismo come John Cheever, ai chirurghi del nouveau roman (Robbe Grillet su tutti), fino ai veri dèi di questo canone inverso; Gombrowitz, Beckett, Malcom Lowry, Tommaso Landolfi. Tutti autori eccelsi nello stile quanto radicali nel nichilismo.

E forse il punto di contatto, il passaggio segreto, tra stile e nichilismo sta nell’ossessione. Così volubile negli amori, Cordelli nelle avversioni tende alla fedeltà. Nel 2004 pubblica II Duca di Mantova, un libro più inclassificabile del solito, tra il romanzo, il diario, il pamphlet e l’invettiva; e tuttavia sostenuto da un tema inequivocabile. L`odio del narratore, che si chiama Cordelli, nei confronti di Silvio Berlusconi, l’uomo pubblico che ha pervaso le nostre vite fin negli aspetti più privati e con cui non si può non fare i conti. Quando il libro uscì, mi domandai se quel Duca non fosse, in realtà, ancora il Romanzo, e glielo chiesi. Franco ci rise su e rispose in modo evasivo; lo era e non lo era…, il critico teatrale. Cordelli, con i pezzi per il Corriere della Sera che compongono l`eBook, rari esemplari superstiti; e d`altra parte la sparizione della critica come genere giornalistico, se non letterario, è sotto gli occhi di tutti. Partenze eroiche raccoglie invece gli interventi pubblicati negli anni Settanta; anni obiettivamente più perlomeno nella sua crisi, e in particolare ci si interrogava sul futuro del Romanzo non tanto come forma ma come impostura, "

E forse il punto di contatto, il passaggio segreto, tra stile e nichilismo sta nell’II Duca di Mantova, un libro più

Il sospetto è riaffiorato leggendo Partenze eroiche, ora che una certa idea di romanzo si è affermata in modo trionfante, come qualcosa di orecchiabile, di commestibile, di "imperdibile". In una parola, di simpatico (che è effettivamente l’attributo che meglio descrive Silvio Berlusconi).

Il Duca di Mantova costò a Cordelli prima il ri



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